Cosa mangeremo su Marte? La parola agli astronauti

Un menù alieno: i nuovi orizzonti della cucina spaziale

Il tempo scorre, e ci avviciniamo sempre di più al 2035, anno in cui la NASA prevede di far arrivare i primi uomini su Marte. Lo scorrere del tempo porta con sé anche un costante progredire della ricerca, e una questione in particolare sembra essere rimasta in sospeso: Cosa mangeremo sul Pianeta Rosso? Le missioni condotte finora si sono avvalse di vari metodi di conservazione e preparazione del cibo, avendo come obiettivo principale la piena soddisfazione del fabbisogno quotidiano degli astronauti (generalmente stimato sulle 2500-3000 calorie al giorno). Ciò si traduce nell'utilizzo di buste o scatolette di alluminio contenenti pasti pronti all’uso, scelti direttamente dagli astronauti tra oltre 400 ricette; il cibo viene sigillato sottovuoto, e può durare più di 24 mesi a temperatura ambiente. Considerate le condizioni estreme, si tratta di risultati sorprendenti, resi possibili grazie alla disidratazione degli alimenti, tecnica che consente di eliminare i batteri, e alla termostabilizzazione, un particolare trattamento alimentare che contrasta le alterazioni causate dalle variazioni di temperatura. Ai pasti pronti si aggiungono bevande come caffè, tisane, tè o succhi (questi ultimi fondamentali per l’assunzione di vitamine derivanti dalla frutta), anch'essi disidratati e ridotti in polvere!

Un astronauta della NASA che prepara del caffè nello spazio.

Le patate di Marte si coltivano a Lima!

Alimenti come frutta e verdura, ricche di vitamine e fibre, non possono però essere trasportati freschi in orbita, né congelati in quanto potrebbero perdere parte delle loro proprietà nutrizionali; diventa quindi essenziale sviluppare un tipo di coltivazione in grado di dare i suoi frutti a 56.000.000 km dalla Terra (sì, avete letto bene, 56 MILIONI di chilometri)! I primi germogli dell’Astrobiologia (disciplina che studia le caratteristiche dei pianeti e la possibilità che questi possano ospitare la vita), applicata all’agricoltura su Marte, sono nati tra il 2016 e il 2017 grazie alla collaborazione tra CIP (International Potato Center), UTEC (University of Engineering and Technology di Lima, Perù), e l'agenzia spaziale NASA. La ricerca condotta si è incentrata sulla coltivazione delle patate in un suolo e in un ambiente in grado di replicare le condizioni riscontrabili sul Pianeta Rosso, vale a dire altissime concentrazioni di CO2 e una bassa pressione atmosferica (tra 7 e 11 millibar, mentre sulla Terra è di circa 1000 millibar); per riprodurre le radiazioni solari che irradiano il suolo marziano, gli scienziati hanno utilizzato delle speciali luci a LED.

Agricoltura spaziale: il sistema di produzione Veggie

Mentre sulla Terra la ricerca sull'agricoltura marziana continua, a bordo della ISS (Stazione Spaziale Internazionale) sono stati condotti con successo alcuni esperimenti di coltivazione, a partire da maggio 2014. Veggie è il nome dato al sistema di produzione agricola creato dalla Orbitec (Orbital Technologies Corp) e installato all’interno del modulo Columbus, grazie al quale è stato possibile coltivare diversi semi di lattuga romana all’interno di particolari celle, illuminate con luci LED rosse, blu e verdi. Come afferma la Dott.ssa Gioia Massa, scienziata a capo del team di ricerca Veggie, i risultati ottenuti dalla coltura idroponica – che consente la coltivazione in assenza di suolo e in questo caso anche in assenza di gravità - aprono le porte al futuro della coltivazione spaziale nell’ottica di prolungate missioni esplorative, durante le quali il rifornimento alimentare potrebbe rivelarsi più complesso. Il potenziale di queste coltivazioni va oltre la semplice produzione autonoma di cibo, secondo quanto sostiene la Dott.ssa Vickie Kloeris, specialista di alimentazione e manager del sistema alimentare della stazione spaziale intervistata da Popular Science. Il sistema Veggie ha dimostrato il suo impatto positivo soprattutto a livello psicologico negli astronauti, che talvolta sono costretti a condizioni di isolamento molto stressanti. Ma sarà davvero buono il cibo prodotto nello spazio? Secondo gli astronauti Scott Kelly, Kjell Lindgren e Kimiya Yui, la lattuga spaziale non solo sarebbe buona, ma addirittura deliziosa! Se vi abbiamo incuriosito, date un’occhiata al video del taste-test svolto dagli astronauti.

Razioni di cibo per astronauti sotto vuoto con posate in un vassoio.

Quando coltivazione fa rima con innovazione

Al momento gli esperti stanno valutando se sia possibile coltivare anche altri tipi di ortaggi, come frumento, soia, pomodori e spinaci, facendo ricorso anche a sistemi alternativi alla coltivazione idroponica (che come sappiamo non richiede la presenza di un suolo nel quale interrare i semi). La biologia sintetica sembra potersi candidare come valida alternativa non solo per quanto riguarda la ricerca alimentare su Marte, ma anche per l’alimentazione sulla Terra. Questa disciplina, figlia della biologia, si basa sulla progettazione (o biofortificazione) di nuovi sistemi biologici vegetali, che potrebbero nascere in ambienti e suoli ostici, come la superficie coperta di regolite di Marte, ospitare nutrienti selezionati e presentare caratteristiche specifiche, quali la resistenza alle radiazioni, alla siccità e alle variazioni di temperatura.

Verso Marte e oltre: la biotecnologia può ridurre gli sprechi?

Come vi abbiamo anticipato, questa disciplina e le tecnologie da essa derivanti possono essere applicate non solo nella prospettiva di viaggi interplanetari, ma anche sulla Terra per il perfezionamento nutrizionale delle colture e la produzione sostenibile di carotenoidi (pigmenti organici di grande interesse per l'industria cosmetica, farmaceutica e alimentare). La biologia sintetica può essere un’importante alleata nella transizione energetica e nel processo di ripensamento delle produzioni industriali. Immaginate per un momento i vantaggi che potrebbe apportare la creazione di sistemi biologici vegetali – frutta e verdura - in grado, ad esempio, di ridurre l’uso intensivo di risorse idriche e garantire una produzione basata sulle reali necessità del mercato e del singolo consumatore.

Piantine che vengono coltivate in una serra.

Anche se Marte è ancora un pianeta distante e per molti versi sconosciuto, la ricerca dimostra ancora una volta di essere una fucina inesauribile di idee e progetti; questi ultimi potrebbero consentire, in un futuro ormai prossimo, la vita in tutte le sue forme anche sulla superficie inospitale del Pianeta Rosso. Le prospettive in questo campo si presentano favorevoli, e molti sono convinti che esistano concrete possibilità di realizzare entro tempi brevi le prime coltivazioni marziane di patate, lattuga e non solo! Senza dubbio la strada da percorrere è ancora molta, tuttavia, alla luce dei risultati più recenti, la biologia sintetica sembra essere una delle tante risorse a nostra disposizione per contrastare anche problemi globali come lo spreco alimentare e la riduzione delle emissioni, nonché un modo per diminuire lo sfruttamento delle risorse non rinnovabili.

Prima di salutarvi, come sempre vi ringraziamo della visita, e ci auguriamo che vi stiate gustando degli ottimi tortellini acquistati a metà prezzo con la nostra app! Continuate a seguirci sul nostro blog antispreco per scoprire ulteriori novità sullo spreco alimentare, non si finisce mai di imparare! Solo per fare un esempio, avete mai sentito parlare dei sensori antispreco? 💡

Astronauta che lavora con un terminale nello spazio.